Il panorama della sicurezza informatica sta cambiando rapidamente, e stare al passo con le nuove sfide è fondamentale per ogni organizzazione. È proprio per rispondere a questa esigenza che SEPI srl ha organizzato il Cybersecurity 2024, un evento esclusivo e gratuito che si terrà il 20 settembre 2024 presso il Royal Hotel di Casabianca di Fermo (FM). Organizzato con il patrocinio della Provincia di Fermo, Cybersecurity 2024 è un’occasione unica per approfondire le normative più recenti e le soluzioni avanzate nel settore della sicurezza IT, rivolto a imprese, studi professionali ed enti pubblici.
L’evento si rivolge a una vasta gamma di figure professionali, dalle aziende agli enti pubblici, offrendo una panoramica completa sulle nuove minacce digitali e sugli strumenti più efficaci per fronteggiarle. La giornata sarà caratterizzata da interventi di esperti del settore, che spiegheranno come le normative in vigore, come la NIS2, stanno ridefinendo le regole della sicurezza informatica. Si parlerà, inoltre, delle soluzioni più innovative per proteggere i sistemi IT da attacchi sempre più sofisticati.
Partecipare a questo evento significa rimanere aggiornati su tutto ciò che riguarda la cybersecurity. Alcuni dei motivi per cui è un appuntamento da non perdere includono:
Oltre ai contenuti di alto livello, Cybersecurity 2024 si svolgerà in una location affascinante: il Royal Hotel di Casabianca di Fermo, situato a pochi passi dal mare. La cornice ideale per un evento che unirà momenti di apprendimento e networking in un ambiente rilassante e stimolante.
La partecipazione è gratuita, ma i posti sono limitati. Le iscrizioni chiudono il 18 settembre 2024, per cui è importante registrarsi al più presto per non perdere questa opportunità. È possibile iscriversi compilando il modulo online, inviando un’email a marketing@sepisoft.it, o contattando il numero 0734610926.
A partire dal 2024 termina il “regime transitorio” per la fattura cartacea dei soggetti che rientrano nel regime forfettario: esattamente dal 1° gennaio dovranno infatti tutti emettere le fatture in formato elettronico per le operazioni attive effettuate.
Con la fine dell’anno in corso si conclude il periodo in cui i forfettari potevano emettere, a determinate condizioni le fatture cartacee. Dal 01.01.2024, infatti, tutti coloro che rientrano in tale regime fiscale dovranno procedere con l’emissione delle fatture elettroniche per le operazioni effettuate. In precedenza si era posta la questione sulla corretta applicazione del “regime transitorio” per la documentazione delle cessioni/prestazioni in modalità cartacea: l’Agenzia delle Entrate, tramite la FAQ n. 150 del 22/12/2022 aveva infatti affermato (richiamando peraltro la propria circolare n. 26/E del 13/07/2022) che:
In questo modo l’Amministrazione finanziaria aveva escluso la necessità di emettere i documenti elettronici tramite SDI, dall’inizio del 2023, per i soggetti che avevano fatturato più di 25.000 nel 2022. Ad ogni modo – a prescindere dalla problematica emersa per il 2023 –non vi è dubbio in merito al fatto che, dall’inizio del 2024, saranno per l’appunto obbligati all’emissione delle fatture elettroniche tutti i soggetti forfettari.
Cosa dovranno dunque fare i Forfettari? Quest’ultimi potranno procedere:
Fonte: Fisco e Tasse
PNNR è l’acronimo di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e rappresenta il documento che ogni Stato UE ha dovuto presentare per accedere ai fondi previsti dal Next Generation EU, conosciuto anche come NGEU.
Il Next Generation EU è il piano pensato dall’Unione Europea per accelerare la ripresa economica dopo la pandemia da Covid-19 e prevede un pacchetto di 750 miliardi di euro composto da prestiti e sovvenzioni da elargire agli Stati membri dell’UE.
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In data 30 aprile 2021 il testo definitivo del PNRR italiano è stato inviato in via ufficiale alla Commissione Europea, ottenendo l’approvazione definitiva il 22 giugno 2021. Al suo interno è contenuto il pacchetto dettagliato delle riforme e degli investimenti per il periodo 2021-2026.
L’iter per la definizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano è stato abbastanza articolato. Dopo la definizione del Next Generation EU, avvenuta il 21 luglio 2020 durante il Consiglio Europeo, tutti gli Stati hanno lavorato per stilare il proprio PNRR.
Il percorso italiano è iniziato nel settembre del 2020 con la proposta delle linee guida per la redazione del PNRR da parte del CIAE, il Comitato interministeriale per gli Affari Europei. Dopo l’autorizzazione delle Camere alla predisposizione del Piano una prima proposta del Consiglio dei ministri è arrivata sul tavolo parlamentare il 12 gennaio 2021. Dopo alcune osservazioni del Parlamento il Governo guidato da Mario Draghi ha lavorato ad una riscrittura del PNRR, discutendone anche con le forze politiche, le parti sociali e gli enti territoriali.
La trasmissione ufficiale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza da parte del governo Draghi al Parlamento è avvenuta il 25 aprile 2021 e pochi giorni dopo, il 30 aprile, è stata inviata alla Commissione europea. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha annunciato il 22 giugno 2021 l’approvazione del Piano.
Gli obiettivi del PNRR si sviluppano in due diverse direttrici.
La prima è quella di affrontare con decisione i danni economici e sociali scatenati dalla pandemia, la seconda è quella di risolvere le annose fragilità strutturali della nostra economia. In tal senso si porrà estrema attenzione su argomenti quali la lenta crescita della produttività italiana, i divari territoriali sempre più marcati, la debole partecipazione al mondo del lavoro dell’universo femminile e la poca attenzione ai settori dell’istruzione e della ricerca.
Questi obiettivi, infine, dovranno essere raggiunti senza dimenticare i due pilastri del futuro economico e politico: la transizione ecologica e la digitalizzazione.
All’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano sono descritti dettagliatamente i progetti per i quali la nostra nazione chiede di accedere ai fondi comunitari. Il piano presenta il modo in cui queste risorse verranno utilizzate e un calendario relativo all’impiego delle stesse.
Come ogni Stato anche l’Italia ha dovuto seguire le linee guida proposte dalla Commissione europea, sviluppando il proprio piano in tre ambiti fondamentali: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Nel dettaglio il PNRR di Draghi è stato suddiviso in 16 diverse componenti raggruppate poi in sei missioni:
A quanto ammontano gli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano? L’importo totale è di 222,1 miliardi di euro: di questi 191,5 arrivano direttamente dai finanziamenti dell’UE attraverso il programma Next Generation EU, mentre 30,6 miliardi verranno pescati dal Fondo complementare, un fondo che verrà finanziato dallo scostamento pluriennale di bilancio, come da approvazione del 15 aprile 2021 del Consiglio dei ministri.
Per quanto riguarda i 191,5 miliardi di euro che arriveranno dall’Unione Europea è utile ricordare che 68,9 miliardi sono a fondo perduto, mentre 122,6 sono prestiti.
I 222,1 miliardi di euro verranno ripartiti su 151 investimenti diversi, dedicati alle 16 componenti delle 6 Missioni.
Rispetto alla prima bozza di PNRR il Governo Draghi ha apportato importanti modifiche:
Alcune missioni sono state potenziate, mentre alte depotenziate. Ecco nel dettaglio le percentuali riviste relative all’allocazione delle risorse economiche per missione:
In sostanza l’intervento del Governo Draghi mantiene come caposaldo del PNRR la Missione ecologica, e potenzia gli ambiti della Digitalizzazione e dell’Istruzione e Ricerca. Molto importante anche evidenziare come nel PNRR di Draghi sono previste sostanziose riforme nella PA, nel sistema giudiziario e nelle misure di semplificazione legislativa.
Ovviamente questo corposo intervento economico porta con sé una strategia di riforme che ha l’obiettivo di creare provvedimenti correttivi che possano dare nuova linfa al sistema italiano. Come ammonisce il nome del Piano, Ripresa e Resilienza saranno le linee guida per ricostruire l’economia italiana travolta dalla pandemia da Covid-19.
Il PNRR di Draghi prevede in totale 63 riforme, fondamentali per poter raggiungere gli obiettivi del Piano. Come ricordato da Draghi le riforme saranno suddivise in tre tipologie: riforme orizzontali, riforme abilitanti e riforme settoriali. Proviamo ad analizzarle nel dettaglio.
Le riforme orizzontali hanno un interesse trasversale, ovvero riguardano indistintamente tutte le missioni del PNRR. Si tratta di riforme strutturali che hanno l’obiettivo di migliorare l’ecosistema economico italiano seguendo i principi di equità, competitività ed efficienza.
Nelle riforme orizzontali rientrano:
Nelle riforme abilitanti rientrano tutti quegli interventi necessari per fare in modo che si possa garantire l’attuazione del Piano. Si tratta quindi di riforme che hanno l’obiettivo di eliminare gli ostacoli amministrativi, procedurali e regolatori che rallentano lo sviluppo economico e degradano la qualità dei servizi che lo Stato offre ad imprese e cittadini. In questo contesto sono inseriti gli interventi per la semplificazione legislativa e la promozione della concorrenza.
Come si evince dal nome le riforme settoriali sono invece le misure che puntano a modificare internamente specifici settori di intervento. Come le riforme orizzontali e abilitanti questi interventi puntano a migliorare l’efficienza procedurale e regolatrice.
Se un normale cittadino vuole seguire passo per passo lo sviluppo del PNRR e comprendere come l’Italia si sta muovendo in quest’epoca di ristrutturazione economica post-Covid può liberamente accedere al sito italiadomani.gov.it.
Il sito è stato lanciato dal Governo in data 3 agosto 2021 ed è il portale ufficiale del PNNR. Al suo interno è possibile analizzare dettagliatamente tutti i contenuti del Piano, accedere a notizie specifiche, seguire il percorso di attuazione di ogni intervento e visualizzare schede di monitoraggio per ogni intervento.
Si tratta di un’opportunità unica per il cittadino per visualizzare in tempo reale come le risorse economiche ottenute dall’Unione Europea vengono distribuite sul campo, attraverso interventi e riforme che hanno l’unico obiettivo di migliorare il tessuto economico del nostro paese.
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Il monitoraggio della liquidità è un fattore fondamentale per valutare la salute di un’impresa. È infatti ampiamente assodato che la mancanza o carenza di liquidità è la principale causa di fallimento per le imprese.
Un’azienda dispone di abbastanza liquidità quando è in possesso di una sufficiente quantità di contante, o di beni convertibili in breve tempo in contante, per ripagare i propri debiti entro l’esercizio. Tali risorse derivano generalmente dalla vendita dei propri prodotti, dal recupero dei crediti vantati nei confronti dei propri clienti o da titoli obbligazionari di facile smobilizzo.
Le difficoltà nella gestione della liquidità sono dovute tuttavia alla sua variabilità nel tempo: spese impreviste, ritardi nell’incasso dei crediti, incassi concentrati in un unico periodo dell’anno, sono tutti elementi che possono esporre l’azienda ad un’improvvisa carenza di liquidità e a situazioni di insolvenza.
Come valutare quindi se le risorse liquide di cui l’impresa dispone o verrà a disporre saranno sufficienti a ripagare i debiti in scadenza entro l’esercizio? E ancor più, come stimare le entrate e le uscite nei mesi successivi?
Il 16 maggio 2022 è prevista l’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, con cui il legislatore ha imposto agli imprenditori l’obbligo di prevenire tempestivamente l’insorgenza della crisi, definita come “inadeguatezza delle disponibilità liquide attuali e dei flussi di cassa prospettici a far fronte regolarmente alle obbligazioni esistenti ed a quelle previste”. Questo nuovo approccio viene chiamato “forward-looking” o “cash flow oriented”, in quanto non guarda alle tendenze storiche, ma si basa su dati prospettici futuri. Pertanto, alle imprese è richiesto di rilevare la propria condizione di liquidità su un orizzonte temporale di 6 mesi, con lo scopo di reagire tempestivamente a segnali di crisi.
Gli strumenti che le imprese hanno per analizzare l’andamento dello stato di liquidità della loro azienda sono:
La redazione del rendiconto finanziario consente di osservare storicamente la composizione delle disponibilità liquide dell’impresa, quanto contante è entrato e uscito dai conti correnti dell’impresa e quali sono i fattori che hanno determinato tali variazioni.
Sulla stessa logica del rendiconto finanziario si muove anche la costruzione del budget di tesoreria. La tesoreria è quell’insieme di dati che riguardano gli incassi e i pagamenti previsti per i mesi a venire; sono importi precisi che riguardano le fatture di acquisto già emesse, con pagamento a termine, e gli incassi, anche se con qualche approssimazione per possibili ritardi nei pagamenti da parte dei clienti.
Nella gestione dell’impresa, quindi, il budget di tesoreria è quello strumento che stima i flussi finanziari futuri in entrata e in uscita su un orizzonte temporale (suggerito dal CNDCEC – Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili) di 6 mesi. La differenza principale con il rendiconto finanziario consiste nel fatto che il budget di tesoreria lavora su dati prognostici mentre il rendiconto finanziario su quelli a consuntivo.
In particolare, il budget di tesoreria consente di verificare:
Solo la compilazione sia del rendiconto finanziario che del budget di tesoreria permette un approccio forward-looking adeguato, dove il dato preventivato è confrontato con il dato a consuntivo. Solo così è infatti possibile stimare e fronteggiare l’indebitamento dei prossimi 6 mesi.
Per le imprese che non dispongono di una figura o una struttura organizzativa in grado di analizzare la liquidità aziendale, TeamSystem ha realizzato Check Up Impresa, una soluzione in Cloud che facilita la gestione aziendale guidando l’impresa in tutte le attività di analisi e monitoraggio del proprio stato di salute: dall’analisi dei bilanci fino all’auto valutazione della propria affidabilità creditizia e possibilità di accesso al credito.
Con Check Up Impresa è possibile automatizzare il processo di ricostruzione dei movimenti di entrata e uscita dei diversi flussi di cassa, compilando il budget di tesoreria in maniera automatica sulla base dei bilanci depositatati presso la Camera di Commercio o caricati dai gestionali TeamSystem.
Fonte: TeamSystem
Questi sono tempi straordinari che mettono indiscutibilmente a dura prova gli esercenti e tutto il settore della ristorazione; le piccole e medie imprese italiane hanno rivoluzionato il loro modo di lavorare applicando una resilienza ammirevole che sta già dando ottimi risultati. Durante i lockdown la domanda di consegne a domicilio è salita alle stelle e per rispondere a questa domanda molte attività come ristoranti, pasticcerie, bistrot e gelaterie hanno avviato un nuovo servizio di consegna a domicilio per fare fronte alle limitazioni imposte dal contenimento della pandemia e per continuare a lavorare nonostante gli orari ridotti o la chiusura al pubblico. Ma come si fa ad avviare un servizio di consegna a domicilio partendo da zero?
È necessario estendere il servizio di delivery a tutti i piatti presenti nel menù, tutto può e deve essere pronto per la consegna a domicilio per intercettare ogni desiderio del cliente. È altrettanto lungimirante inserire nella propria disponibilità anche piatti street food, finger food e spuntini spezza-fame che esulano dal menù tradizionale, ma che in questo momento rappresentano un’ulteriore opportunità da cogliere al volo.
Via libera quindi a contenitori per alimenti isotermici con certificato MOCA, personalizzati con loghi distinguibili e unici, un packaging ben curato nei minimi particolari e che abbia, oltre alla funzione primaria di protezione e conservazione dell’ordine, anche un’estetica accattivante che funge da prezioso strumento di brand awareness. Decidere il perimetro entro il quale concentrare il proprio raggio d’azione è utile quando si devono scegliere i fattorini disponibili per le consegne, è importante anche assicurarsi che il partner designato per il delivery sia attrezzato di furgoncini refrigerati e provvisti di celle per conservare al meglio cibi e bevande.
La puntualità e l’affidabilità sono requisiti necessari che ogni corriere deve avere, soprattutto nel campo del food delivery, ma quando l’attività è chiusa al pubblico, si può optare anche per la consegna a domicilio effettuata dai camerieri, commessi o dai membri del proprio staff, in questo caso è necessario acquistare borse termiche per la conservazione dei prodotti e un adeguato mezzo di trasporto.
Le attività che durante la pandemia hanno aumentato il proprio volume d’affari sono state in grado di reinventarsi, di integrare servizi di delivery e di approcciarsi velocemente ai nuovi strumenti digitali di gestione degli ordini. Proprio la gestione efficiente e in tempo reale di ordini e consegne può fare la differenza quando si schiera in campo il proprio digital twin, il gemello digitale del ristorante o del negozio, che lavora online tra software gestionali, App per ristoranti e per attività che vogliono vendere sul web, piattaforme di marketplace, menù digitali e attività di promozione dei nuovi servizi di asporto – take away e di food delivery sui social. La tecnologia è sempre d’aiuto, ma quando prendere gli ordini tramite telefonate e messaggi su Facebook o WhatsApp è scomodo e soggetto a errori e dimenticanze, è necessario puntare su strumenti digitali integrati molto più efficienti che garantiscono il controllo totale e una gestione facile del servizio di delivery.
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Ogni ristoratore ed esercente ora può far parte di un sistema indipendente che non erode i ricavi e che non prevede commissioni, completamente integrato e facile da usare. Con Cassa in Cloud puoi fidelizzare la tua clientela e vendere online senza avere un eCommerce dedicato.