Rischio e rendimento sono i due elementi sui quali si basa ogni contratto di natura finanziaria. Quanto più aumenta il primo, tanto più cresce il secondo. Questo principio è ben conosciuto tra gli investitori, ma ha risvolti pratici anche sull’economia reale e sulle possibilità di accesso al credito delle imprese.
Quanto è maggiore il rischio che un operatore finanziario si assume, tanto maggiore sarà il costo del credito applicato all’impresa. Ma in base a quali parametri un finanziamento viene considerato rischioso? Per misurare il grado di rischio la dottrina finanziaria si avvale di una scala alfanumerica: il rating.
Il rating di credito è un parere sulla capacità di un soggetto di generare le risorse necessarie a far fronte agli impegni finanziari contratti. Il termine è diventato noto soprattutto in seguito alla crisi del 2008, con riferimento ai rating assegnati ai Paesi sovrani, ma meno risaputo è l’impiego di questo indicatore nei sistemi interni bancari di valutazione della clientela.
Per valutare se il soggetto è in grado di generare le risorse necessarie a ripagare i propri debiti, l’impresa viene valutata sotto diversi aspetti:
Il rating assegnato ad una società non dipende quindi dalla sua grandezza o dal suo fatturato. La linea di demarcazione è rappresentata dalla classe BBB-. Le classi al di sopra questa soglia sono dette investment grade e segnalano gli investimenti sicuri e poco rischiosi. Sotto si hanno le classi speculative grade o junk, ad alto rischio di insolvenza: in questi casi l’investitore, a seconda della gravità della situazione, potrà decidere di non concedere il finanziamento o applicare tassi di interesse più elevati.
Il rating non viene impiegato solamente nei processi bancari di valutazione della clientela, ma è un’informazione utilizzata in diversi campi: è usato per determinare l’accesso al Fondo di Garanzia, può evitare la fideiussione, ed è spesso richiesto dagli investitori per valutare l’opportunità di acquisto dei titoli emessi dalle imprese sul mercato borsistico. Ne consegue che il rating non solo agevola l’accesso a forme di finanziamento, ma è anche fondamentale per monitorare la salute dell’impresa.
Per conoscere il proprio rating è necessario rivolgersi ad una delle Agenzie di Rating ECAI riconosciuta dall’ESMA (European Securities and Markets Authority), le uniche entità in Europa autorizzate ad emettere giudizi di merito creditizio. Oggi la nascita del Fintech – il ramo dell’industria finanziaria dedicato ad innovare e digitalizzare i servizi finanziari grazie all’utilizzo dell’alta tecnologia – ha reso accessibili anche a liberi professionisti, microimprese e PMI strumenti per valutare autonomamente il merito creditizio e la salute dell’impresa. Tra questi:
Con Check Up Impresa, sviluppato da TeamSystem con l’Agenzia di Rating Fintech modefinance, è possibile ottenere il credit score dell’impresa, valutare le possibilità di accesso al Fondo di Garanzia, ottenere una valutazione dei rapporti dell’impresa con il sistema bancario, attraverso la lettura dei dati registrati dalla Centrale Rischi, e monitorare facilmente gli indicatori della crisi d’impresa in base a quanto previsto dalla nuova legge fallimentare.
Fonte: TeamSystem